Fiducia
L’artigianato si distingue dalla produzione industriale non solo per le dinamiche di produzione più lente, ma anche e soprattutto per l’etica.
L’artigiano sa qual è la maniera migliore per creare un oggetto, a differenza del cliente, che desidera un certo oggetto, ma non conosce le sue dinamiche di produzione nei dettagli.
Il compito dell’artigiano, dunque, è di creare l’oggetto nella maniera migliore che i suoi mezzi e la sua esperienza gli permettono, senza scendere a compromessi, magari producendo oggetti scadenti e creati con scarsa attenzione pur di abbassare il prezzo.
Il cliente, invece, necessariamente si dovrà affidare all’artigiano, accettando di pagare un prezzo che è maggiore rispetto ad un oggetto simile prodotto industrialmente e scegliendo consapevolmente di instaurare un rapporto di fiducia, in cui riconosce all’artigiano la moralità che gli impone di creare l’oggetto “a regola d’arte”.
In questo senso la relazione tra cliente e artigiano non è passiva, ma attiva, e presuppone apertura mentale e ascolto da entrambe le parti.
Educazione
In questo contesto l’educazione è fondamentale: sia dell’artigiano che educa il cliente sulle dinamiche produttive, quanto dell’artigiano che costantemente educa sé stesso migliorando la qualità della sua produzione nel tempo.
Questi sono i valori in cui credo e il motivo per cui ho iniziato a fare questo lavoro nel 2021. La curiosità verso la mia arte è il motore che costantemente guida la mia mano, mentre indirizzo la mia mente con continui corsi di aggiornamento e formazione.
La ricchezza dell’educazione, tuttavia, non è nell’atto dello studio in sé, che può risultare sterile e fine a sé stesso, ma risiede bensì nelle scelte che ci porta a compiere.
Per tutti questi motivi nella primavera del 2023 ho preso una decisione radicale: cambiare interamente la mia produzione di ceramica, abbandonando tutte le dinamiche produttive seguite fino ad allora per lanciarmi in una produzione totalmente nuova.
Impatto ambientale
Nella primavera del 2023 sono accadute due cose: la prima è stata frequentare il corso ESG presso l’università di Udine. ESG significa Environmental Social and Corporate Governance, e indica una gestione aziendale che si occupa non solo dell’aspetto economico di un’azienda, ma che si prenda cura anche degli aspetti sociali e ambientali.
La seconda è stata leggere il libro Circular Ceramics di Sara Howard, una ceramista inglese che ha creato un progetto di ceramiche circolari, ovvero create al 100% con materiali provenienti da scarti industriali e ha documentato la sua ricerca in un libro per permettere ad altri ceramisti di seguire il suo esempio.
In seguito a questi avvenimenti, ho iniziato a informarmi sull’impatto ambientale della mia produzione, scoprendo che questo è molto elevato, anche a un livello modesto come può essere quello di una produzione artigianale.
La temperatura di cottura della ceramica, ad esempio, è molto alta (dai 1000º ai 1250۫º C) e questo comporta un alto consumo di energia elettrica, mentre invece i materiali, essendo di origine mineraria, sono estratti da miniere e cave, generando danni ambientali, scarti inquinanti e in certi casi anche gravi violazioni dei diritti umani.
Il cobalto
È questo il caso del cobalto, estratto per la maggior parte nelle miniere in Repubblica Democratica del Congo, da operai senza dispositivi di protezione, spesso bambini e in condizioni di schiavitù. La natura della situazione politica in Repubblica Democratica Del Congo non permette ad oggi di distinguere quali lotti di materiale provengano da situazioni di estrazione etica e quali da situazioni a rischio umanitario; pertanto nessun lotto di cobalto può essere considerato etico al 100%.
Nell’ambito dei materiali ceramici, il cobalto viene utilizzato in smalti e pigmenti per ottenere il caratteristico “blu cobalto”, ma può essere presente anche nel verde, turchese, rosa, viola e nero.
Quando ho appreso questi dati la mia produzione era caratterizzata interamente da prodotti con questi colori, e come se non bastasse avevo appena terminato una fase di sperimentazione durata circa due anni per una nuova linea di prodotti tutti sui toni del blu (vedi foto sotto).
Dopo un lungo e sofferto periodo di considerazione, ho deciso che per me non era accettabile continuare la produzione di prodotti con materiali provenienti da una filiera non etica e ho pertanto deciso di smettere di acquistare smalti e prodotti contenenti cobalto e di ripartire da zero con una produzione rinnovata e più attenta all’impatto ambientale e umano dei materiali che avrei utilizzato.
Coerenza
Quando ho cominciato a informarmi per scoprire l’origine dei miei materiali, ho incontrato una certa resistenza da parte dei fornitori, mi è stato detto ad esempio che la composizione esatta delle argille e degli smalti è coperta dal segreto industriale, e pertanto non è possibile conoscerne le specifiche.
Inoltre, quando ho riportato le mie preoccupazioni riguardo al cobalto mi è stato detto che sono un’ipocrita, perché ci sono molti altri metalli presenti nei materiali ceramici, ad esempio il litio, che vengono estratti in condizioni similari, e ad oggi non sono ancora in grado di identificare in quali dei miei composti questo materiale sia presente.
Infine, la violazione dei diritti umani non è l’unico problema legato all’industria ceramica: come già detto anche solo l’impatto ambientale della produzione industriale di corpi argillosi è notevole, sia per i danni che questa estrazione può causare all’ambiente e alle comunità circostanti, sia per la diffusa pratica di scavare minerali diversi in aree geografiche differenti, per poi trasportarli fino al luogo in cui verranno assemblati per comporre l’argilla o lo smalto, con conseguente impatto ambientale legato al trasporto di tali materiali.
Non sono l’unica ceramista a preoccuparsi di queste tematiche, infatti all’interno della comunità ceramica è sempre più importante il movimento legato all’autoproduzione dei propri materiali, estraendoli in natura tramite la ricerca di aree geologiche con particolare concentrazione di terreni argillosi.
Ho deciso allora di informarmi per valutare se anch’io potessi perseguire questa strada, ma confrontandomi con il dottor Sergo Valter, esperto di materiali ceramici e professore dell’Università di Trieste, mi è stata proposta la seguente riflessione
“Valutare l’impatto ambientale di un certo oggetto è una questione spinosa; certo, sulla carta può sembrare molto bello ed eco-friendly produrre da sé la propria argilla, ma bisogna valutare se davvero l’impatto ambientale dato dal trasporto dell’argilla, dall’uso delll’acqua e i mezzi impiegati per idratarla e filtrarla, alla fine dei conti siano effettivamente più sostenibili rispetto ad una produzione industriale, che impiega professionisti per ottimizzarne al massimo la produzione”.
Soluzione
Alla luce di questi dati è evidente che è molto difficile capire cosa sia etico e/o sostenibile nel campo della ceramica, e si potrebbe dire che noi tutti ci muoviamo in una “zona grigia” rispetto a ciò che è giusto o sbagliato.
La soluzione che ho adottato è nata dalle mie competenze nell’ambito del materiale che io conosco e lavoro, ma anche e soprattutto dal mio istinto e il mio personale senso di etica, pertanto non pretendo che le mie valutazioni siano migliori di altre, o che siano le uniche corrette.
Anzi, ho scelto di presentare il mio processo di pensiero e ricerca in maniera completamente trasparente, di modo che i miei clienti o aspiranti tali possano compiere una decisione informata e in totale autonomia, valutando se i miei accorgimenti in campo di sostenibilità siano adeguati oppure no.
Conclusione
In conclusione, la mia produzione adesso è priva di smalti o pigmenti colorati – o meglio, lo sarà una volta esauriti gli smalti che erano già presenti in laboratorio, in quanto buttare via degli smalti acquistati in passato e perfettamente funzionanti mi sembrava un peccato maggiore di continuare ad acquistare i materiali “compromessi” dal punto di vista etico.
Utilizzo argille dai colori naturali dati dalla presenza di minerali di ferro nel corpo argilloso e per rendere i miei manufatti più piacevoli all’occhio utilizzo la tecnica del neriage, che consiste nell’impastare assieme più argille diverse per dare all’oggetto un aspetto marmorizzato, che risulta unico e irripetibile.
Ho deciso di utilizzare principalmente un solo smalto, quello trasparente, per rendere più igienico l’utilizzo delle mie stoviglie e semplificarne la cura e il lavaggio. Questo corpo principale di produzione sarà affiancato da un ramo produttivo minore di manufatti rifiniti da uno smalto bianco a base di carbonato di bario e ossido di zinco, e alcuni prodotti dalle rifiniture in lustro di oro.
Fonti:
Circular Ceramics, Sara Howard, 2023
https://www.cobaltinstitute.org/sustainability/cobalt-analysis/
https://www.npr.org/sections/goatsandsoda/2023/02/01/1152893248/red-cobalt-congo-drc-mining-siddharth-kara